Rifiuto della bellezza
Uno dei problemi più grandi del mondo occidentale, la crisi che minaccia la sua cultura, è una specie di inconsapevole rifiuto della bellezza.
L’uomo, nel suo essere individuo, è diventato così impigrito che l’unica azione che gli è rimasta è divorare la sua stessa precarietà. La bellezza sembra non essergli più concessa, non è più degna di essere abbracciata nello sguardo, nello stupore, nel riflesso interiore. C’è una sofferenza alla quale si preferisce assordare, accecare, con illuse strategie. Egli non si sente più capace di fare qualcosa, di dare ancora qualcosa, qualcosa che sia bello…!
L’epoca moderna, rappresentata nel paesaggio come il luogo della bellezza (l’immagine di una cartolina) e il luogo non luogo, l’abitare una bellezza distante da ciò che è quotidiano e per averla, per poter vivere questa bellezza devo mettermi in cammino.
Quello che lo specchio di Brunelleschi non riflette è la morte presente nella vita, l’orrore, il disordine. La sua riflessione voleva invece mostrare un altro mondo, un mondo parallelo, visibile attraverso la prospettiva. Un mondo che esiste, ma che diventa percepibile solo grazie al quadro, grazie all’arte. L’arte, infatti, attraverso gli artisti, rivela un’armonia invisibile ma reale.
All’interno del mondo greco-romano, fondamentale è stata l’influenza della cultura ebraico-cristiana. Questo perché, se oggi possiamo rappresentare l’uomo visibile, è grazie alla credenza che per cristiani ed ebrei Dio non sia solo oltre il cielo, nell’invisibile, ma visibile lì, concreto, presente nel mondo.
Con l’inizio della rappresentazione prospettica, per centinaia di anni in Europa sono state create immagini che rappresentavano la realtà. Tuttavia, quando questo pensiero ha iniziato a venir meno nella cultura europea, è nata l’arte astratta.
Se per i Greci l’arte è segno di perfezione, bellezza e di una verità tangibile, l’astrattismo è tutto ciò che divora e uccide questa misura. Afferra questa verità, mettendola in un limbo dove si percepisce la sua esistenza, ma nessuno – e dico nessuno – può accertarla.
…Si attribuisce la nascita dell’astrattismo a Vasilij Kandinskij, che nel 1910 dipinge il primo acquerello astratto, ora situato al Centre Pompidou di Parigi.
Kandinskij credeva che l’arte non dovesse rappresentare il mondo visibile, ma piuttosto esprimere emozioni, spiritualità e sensazioni interiori attraverso forme, colori e composizioni. Questo approccio ha gettato le basi per l’arte astratta.



L’arte astratta spezza lo specchio:
← Un particolare periferico della città di Tangeri
È evidente che, con la nascita dei primi quadri prospettici nel 1400, per circa due secoli, in Europa si sono realizzate opere che seguivano questo principio.
Come afferma Aristotele, in una scena c’è un’unità di spazio, tempo e azione, e in un quadro prospettico io posso rappresentare una scena vista da un punto di vista ben definito.
Duecento anni di immagini prospettiche hanno segnato la produzione artistica. Ad esempio, nel rappresentare un quadro prospettico della Natività di Cristo, era necessario trasfigurare il luogo d’origine. Ciò significava conoscere il paesaggio naturale di Gerusalemme per poter rispecchiare la realtà. In alternativa, se fai la Natività in un’ambientazione come se fosse oggi, l’opera assumeva un carattere moderno, contemporaneo. Durante il Rinascimento, molti dipinti raffigurano la Natività come se appartenesse al loro tempo, ma chi desiderava ricostruire un’epoca doveva studiare con precisione la natura circostante, le abitudini sociali e il paesaggio architettonico.

Tra il 1400 e il 1600, l’arte imitava la natura e, parallelamente, iniziava a emergere la scienza. L’origine della scienza europea deriva proprio dall’invenzione della prospettiva: i pittori, studiando e copiando dal vero, approfondirono la conoscenza di piante, animali e dell’essere umano, gettando le basi per lo sviluppo scientifico.
Come osserva il filosofo Francis Bacon: “Vuoi vedere che imitando la forma arriveremo a comprendere la forza che vi è nascosta?”
Con l’invenzione della prospettiva e l’introduzione dello studio dal vero, hanno inizio le classificazioni naturalistiche, e così in Europa si pongono le basi per la nascita delle scienze: botanica, fisica, chimica, medicina… un intero universo di conoscenze.
E come diceva Isaac Newton: in un riconoscimento ai suoi predecessori, scrisse: “Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti.” Una frase che sottolinea l’importanza del sapere tramandato e costruito collettivamente nel tempo.
Perché, diciamolo chiaramente, bisogna essere proprio dei cretini per non inventare la prospettiva e tutto ciò che ne è derivato, avendo a disposizione il pensiero di Aristotele e di tutti i grandi che lo hanno seguito. Duemila anni di storia e un patrimonio culturale di immensa ricchezza.