l’opera fotografica di Stieglitz, Steichen e Strand tra Europa e America


dedicata alla storia della più importante e famosa rivista fotografica statunitense.

Per la prima volta saranno presentati al pubblico i 50 fascicoli originali della preziosa rivista proveniente da una collezione privata conservata nelle raccolte Museali della Fratelli Alinari. Si tratta di una delle rarissime copie “complete” al mondo: l’opera infatti, oggetto di varie pubblicazioni, è stata esposta solo in modo frammentario.
La mostra, curata da Pamela Roberts, già curatrice della Royal Photographic Society di Bath, si snoda in un percorso che permetterà al visitatore una completa analisi e un approfondito esame delle singole personalità fotografiche che vennero invitate a pubblicare le loro opere nella rivista.
Una occasione per un’analisi dei contenuti della rivista stessa e allo stesso tempo un inedito percorso estetico attraverso alcune delle più affascinanti fotografie della nostra storia, icone e capolavori del Novecento.

Palazzo della Ragione
Piazza dei Mercanti 1, Milano
22 Luglio – 13 Settembre 2009
Ufficio Stampa: Comune di Milano
Martina Liut, Tel. +39 02 88450150 / 56796
www.comune.milano.it
Ufficio Stampa Alinari 24ORE
Rosa Manno, Tel. +39 055 2395207 mail. rosa@alinari.it
Vai al Catalogo, edizione Alinari 24ORE: bookshop.alinari.it

Copertina del secondo numero di Camera Work, aprile del 1903.
Il font e la copertina sono stati ideati da Edward Steichen.
Collezione privata/Archivi Alinari, Firenze.

La fotografia – dichiara l’assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory“diventa un’opera d’arte quando ci fa vedere quello che non saremmo riusciti a vedere con il solo sguardo, perché la fotografia è memoria, ma anche immaginazione”. Tale è l’obiettivo su cui vogliamo lavorare con questa mostra.

Wall Street di Paul Strand, 1915

Tra tutte le riviste pubblicate tra la fine dell’Ottocento e i primi due decenni del Novecento, Camera Work emerge indiscutibilmente per i contenuti e gli argomenti trattati, ma soprattutto per la raffinata ed esclusiva cura editoriale (si pensi che ogni singolo fascicolo è numerato da 1 a 1000 e riservato solo ai sottoscrittori).

Fondata dal noto fotografo Alfred Stieglitz nel gennaio del 1903, fu pubblicata fino al mese di giugno del 1917 con un totale di 50 fascicoli all’interno dei quali sono raccolte ben 544 tavole illustrate.

←  Foto Paul Strand. Wall Street, New York, 1915. 
Photogravure (Camera Work XLVIII, 1916)
Copyright @ Aperture Foundation, Inc., Paul Strand Archive

Ogni fascicolo contiene tavole fotografiche, riprodotte con varie tecniche, per la maggior parte photogravure, realizzate dai maggiori esponenti della cultura fotografica dell’epoca, come Steichen, Stieglitz, Demachy, Käsebier, Langdon Coburn, Puyo, ma anche da autori appartenenti a generazioni precedenti come Margaret Cameron, David Octavius Hill. A queste fotografie di grandi artisti si affiancano le riproduzioni in photogravure dei disegni di grandi maestri dell’arte contemporanea, come Picasso, Rodin e Matisse, completando così uno straordinario panorama della cultura figurativa del primo Novecento.

Nata dalla volontà di Stieglitz di creare uno strumento propulsore a favore della fotografia artistica, richiamandosi in particolare all’esperienza europea dell’autore e ai contemporanei movimenti avanguardistici che si riconoscevano nella Secessione viennese, Camera Work si offre alla cultura artistica, non solo fotografica, come spazio per il dibattito e la sperimentazione delle avanguardie figurative tra America e Europa. Attraverso le pagine della rivista si colgono quei fermenti teorici e figurativi che segnarono il difficile passaggio dell’arte dai valori tradizionali ottocenteschi all’esplorazione di nuove forme espressive ed ideologiche ricercate dalla cultura del Novecento.

Oltre all’aspetto fotografico della rivista in mostra sarà evidenziato anche quello grafico il cui fascino e la cui raffinatezza sono stati spesso trascurati, nelle precedenti esposizioni, rispetto ai contenuti iconografici. Il nucleo principale della mostra è rappresentato dai 50 numeri della rivista Camera Work esposti in bacheca ed aperti su una singola pagina, selezionata tenendo conto delle immagini più importanti, degli autori più significativi e degli aspetti grafici più interessanti presenti nella collezione.

Lungo l’itinerario pannelli di testo, biografie ed una ulteriore selezione di immagini, consentiranno di approfondire la conoscenza artistica e l’iconografia dei principali autori presenti nella rivista. Una sala proiezioni sarà dedicata alla visione delle 500 e più immagini contenute nell’opera.

Massimiliano Finazzer Flory
Assessore alla Cultura del Comune di Milano

Ho notato con il passare del tempo, e soprattutto nell’arte, che la verità non è una X né una grandezza imperfettamente conosciuta immobile e immutabile. Ma che questa grandezza è mobile e procede con movimenti lenti e costanti… Questi movimenti della verità sono molto complicati..

Wassily Kandinsky, Sguardi sul passato

Quale significato può assumere una mostra pensata intorno alla più celebre tra le riviste fotografiche d’America? Senza dubbio vuol dire pronunciarsi a favore della fotografia artistica, ma allo stesso tempo con questa iniziativa si intende proiettare il mondo dell’arte dalle immagini alle storie. Con una domanda: la rappresentazione fotografica è o meno la ri-presentazione della “cosa descritta?”.
Camera Work nasce nel 1903 e prosegue con i suoi 50 fascicoli fino al 1917, attraversando uno dei periodi più vitali, controversi, innovativi del secolo della modernità, della libertà, della contraddizione.

Negli scatti d’autore del fondatore della rivista, Alfred Stieglitz, e di altri artisti quali Edward J. Steichen, Robert Demachy e Gertrude Käsebier, la volontà è chiara: cogliere frammenti di verità, istanti di un tempo in movimento, anime dei luoghi e delle cose, volti e visioni.
E questa ricerca si conferma nel confronto tra le pagine della rivista con scritti sulla pittura, la teoria, la scrittura, la filosofia.
La testata ospita infatti, ad esempio, le riflessioni di Wassily Kandinsky su Lo Spirituale nell’arte. Una profetica anticipazione della sperimentazione dell’arte a venire. Accanto a interventi di Ezra Pound, Gertrude Stein, George Bernard Shaw, Oscar Wilde, Henri Bergson, Mina Loy con i suoi “Aforismi sul Futurismo”.

Clarence Hudson White, Drops of Rain (Gocce di pioggia)
Clarence Hudson White, Drops of Rain (Gocce di pioggia)

Nei diversi numeri a completamento di questa indagine intorno ai nuovi linguaggi espressivi figurano le riproduzioni dei disegni di Picasso, Rodin e Matisse. In un’opera che lavora con raffinatezza sull’impaginazione e sulla composizione grafica.
E questo senso del lavoro fotografico tanto sul piano dell’estetica, della tecnica, dello studio, quanto su quello intellettuale e visionario rappresenta lo spirito di un’epoca che ha segnato l’inizio di una differente concezione dell’arte. Trovando nella rivista un’occasione di incontro, discussione, diffusione di temi e motivi destinati a un più largo pubblico. Con la vocazione di descrivere, catturare, leggere in un’istantanea la trasformazione dell’uomo, della città, della società. Alla scoperta di una poetica che, nelle parole di Henri Bergson, deve fare i conti con il tempo della soggettività, della durata, della coscienza interrogante e del moto ondoso del presente.

Pubblicato il 21 luglio 2009 su blogeffe0 in occasione della mostra