Lo specchio spezzato
La modernità ci ha fatto credere che, col passare del tempo, saremmo stati tutti meglio, nel senso che le nostre vite sarebbero migliorate. Questo spirito di miglioramento ha esercitato un’influenza su alcuni pensatori del benessere, concedendo loro la pretesa di stilare trattati per meglio identificare queste idee e modelli comportamentali della vita sociale.
Un concetto che sembra essere diventato un’illusione per molti.
La promessa che il progresso tecnologico, economico e sociale avrebbe portato a un miglioramento generalizzato delle condizioni di vita si è rivelata una verità parziale, riservata solo a una piccola parte che beneficia di questo “benessere”.
Una capacità incredibilmente tecnologica ci ha portato a ingannare il tempo, rafforzando alcuni concetti antichissimi. C’è tuttavia un’incapacità umana nel riconoscersi, un paradosso tragico. Più avanziamo tecnologicamente, più sembra che perdiamo il filo che ci lega alla nostra umanità. Siamo in grado di costruire macchine incredibilmente sofisticate, di esplorare l’universo, di connetterci istantaneamente con chiunque nel mondo, eppure ci troviamo sempre più incapaci di riconoscerci l’un l’altro come esseri umani con bisogni, emozioni e desideri condivisi.
Ci si è accorti, e credo si possano identificare ad ogni decade, di grandi o piccole inquietudini sociali. Questa promessa di benessere, infatti, ha teso a realizzarsi solo per quella parte più agguerrita e capace di produrre ricchezza. Tuttavia, questa parte è lontana da quella gran parte della società che si sente tradita e non si riconosce più in un sistema che non riesce mai a includere questo concetto di “bene-stare”, quell’ideale di una vita migliore per tutti, è stato spezzato come uno specchio che non riflette più un’immagine chiara e unitaria della società, ma piuttosto frammenti confusi e disconnessi di un’umanità che cerca disperatamente di ritrovare un senso di appartenenza e di identità in un mondo sempre più “alienante”, parola che descrive così perfettamente questo cliché che mi da pure fastidio pronunciare.
Questo “specchio spezzato” rappresenta la crisi del nostro tempo, la disillusione verso un progresso che non ha mantenuto le sue promesse, lasciando molti a chiedersi se non risieda in qualcosa di più profondo e autentico, al di là delle conquiste individuali, in una riflessione che invita a ripensare i valori che guidano la nostra società e a cercare nuove vie per realizzare un benessere che sia davvero inclusivo e che sia giusto dire “significativo per tutti”.