Lo spazio e il tempo
La macchina fotografica e le categorie di rappresentazione
Dobbiamo comprendere le categorie di rappresentazione all’interno di questo apparecchio. L’obiettivo trascrive lo spazio, mentre l’otturatore rappresenta la dimensione temporale. L’immagine, quindi, possiede sia uno spazio sia un tempo. Lo spazio è visibile e facilmente interpretabile; il tempo, invece, è un concetto più complesso. Nell’immagine, il tempo si manifesta come un istante fissato, suggerendo, al momento dello sguardo, un tempo già passato. Tuttavia, l’azione di osservare quell’istante “qui e ora”, nel presente, ci mette di fronte al fatto che, sebbene il tempo nella fotografia sembri fermo, in realtà anch’esso ha un proprio movimento temporale.
Si potrebbe identificare la macchina fotografica come una macchina del tempo.
Immaginare la macchina fotografica come una “macchina del tempo” è una metafora suggestiva e ricca di significato. Le fotografie non solo fermano un momento specifico, ma permettono anche a chi le guarda di riviverlo, esplorando un passato che altrimenti andrebbe perso nella memoria.
La fotografia consente di fermare un istante del passato in maniera tangibile, dandoci accesso a momenti irripetibili: dalla felicità di un giorno speciale vissuto da una famiglia alla bellezza di un paesaggio scomparso. Anche se le persone cambiano e i luoghi si trasformano, le immagini restano, evocando ricordi e storie.
Sfogliare vecchie fotografie ci trasforma in viaggiatori con l’infinito desiderio di conoscenza. Anche se la macchina fotografica non può riportarci fisicamente indietro nel tempo, è capace di richiamare alla mente un’infinità di emozioni. Ogni immagine diventa una porta su un’epoca, quasi una finestra su un’altra “dimensione temporale”.
Conservare queste storie attraverso la fotografia diventa uno strumento chiave per documentare questi momenti. Immagini di eventi, personaggi celebri e costumi antichi ci danno l’opportunità di conoscere e osservare com’era il mondo.
Questa funzione “temporale” della fotografia ci offre una prospettiva unica per apprezzare i cambiamenti della vita e del mondo, come se ogni immagine fosse un frammento di un diario universale.
Ogni foto scattata oggi sarà, in futuro, una testimonianza di come eravamo, di come vivevamo e di ciò che trovavamo importante. La macchina fotografica rappresenta davvero una “macchina del tempo” che ci permette di accedere al passato, comprendere il presente e riflettere sul futuro. Il potere delle immagini risiede nella loro capacità di catturare un attimo e farlo durare per sempre, mantenendo viva la memoria dagli eventi del mondo.
Il Giorgione è uno dei pittori del Rinascimento che pone il tema del tempo in forma istantanea

La Tempesta di Giorgione, mostra un paesaggio con un uomo sulla sinistra, una donna nuda con un bambino sulla destra e, al centro del cielo scuro, un lampo. Giorgione, già nel 1502 ca. aveva realizzato un “tempo istantaneo”. Rappresentando una delle prime figure dinamiche della pittura rinascimentale.

Il dipinto di Giorgione noto come “Ritratto di vecchia, del 1506 circa” è una delle opere più enigmatiche e affascinanti del pittore rinascimentale veneto. L’opera potrebbe dunque essere un invito alla riflessione sulla brevità dell’esistenza e l’importanza di valori maturati, “Col tempo”.
L’obiettivo, lo spazio e il tempo.
Riuscire a cogliere l’attimo, l’attimo istantaneo, riuscendo a catturare quel momento è la vera sfida. Qualunque sia quell’istante, non torna indietro: una volta passato, è andato. Un fotografo che ha saputo catturare l’attimo istantaneo nelle sue foto è Henri Cartier-Bresson, con l’uomo che salta nella pozzanghera, i ragazzi nella periferia di Roma che saltano e giocano sulla linea tra ombra e luce.
La grandezza di Cartier-Bresson sta nell’essere presente in ogni momento, insieme a coloro che ha fotografato. Non si pone con distacco, creando una semplice documentazione di un evento; al contrario, vive dentro quell’istante, come se la macchina fotografica non fosse davanti ai suoi occhi.
← Parigi, Dietro la stazione Saint-Lazare, 1932 - Henri Cartier-Bresson
“Come diceva Cartier-Bresson, ciò che un buon fotografo deve cercare di fare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore.”
Roma 1959 Henri Cartier-Bresson →
Oggi, con le nuove macchine totalmente automatiche, l’unica cosa da fare è “clic”, ed ecco il problema: quel clic deve avvenire al momento giusto. Scattare a 1/125 di secondo significa cogliere un istante che l’occhio umano non potrà mai vedere a quella velocità. La vera preparazione sta nel liberare la mente: bisogna essere presenti, con la mente sgombra, e risvegliare la propria percezione.